Francesca è Chef e proprietaria di Tartifla Bistrot, un grazioso ristorante nel cuore del Balon inaugurato lo scorso ottobre. Piatto forte del locale sono le patate (nel dialetto valdostano “tartifla” significa appunto “patata”) in versione anglosassone; per intenderci si tratta delle famose jacket potatoes. Il menu prevede, poi, un’ampia scelta di condimenti da accompagnare alle patate, ispirati alla cucina piemontese.
La caratterisica della cucina di Francesca è la freschezza e la genuinità dei prodotti, scelti accuratamente da lei per le zuppe, i taglieri e le torte: una cucina casalinga ma allo stesso tempo originale. Oltre ad essere chef nel suo bistrot, Francesca è mamma di 3 figli e la sua storia, a differenza delle precedenti, ci dà una testimonianza preziosa a proposito della conciliazione lavoro-famiglia.
COME NASCE LA PASSIONE PER LA CUCINA?
Francesca è una donna che ha sempre lavorato. Inizialmente si occupava di altro, era una restauratrice, poi con la gravidanza del terzo figlio e le difficoltà nel conciliare gli impegni di lavoro, decide di prendersi una pausa lavorativa di 6 mesi. È proprio in questo periodo che Francesca si dedica a ciò che più le piace: inizia a cucinare, segue corsi, legge libri e, con il supporto del marito, nasce un progetto di imprenditoria di tipo familiare. Inzia così la prima esperienza imprenditoriale di Francesca con l’apertura di un B&B.
Il desiderio di crescere professionalmente e l’esigenza di offrire ai figli una dimensione meno dispersiva rispetto alla città, convince Francesca e la sua famiglia a lasciare Torino. Si trasferiscono a Moneglia, un paesino di 3000 abitanti in provincia di Genova, non lontano dalle Cinque Terre: un luogo a misura d’uomo e soprattutto di bambino.
Qui Francesca decide di puntare su realtà più complesse con l’apertura di un albergo, con tanto di bar, che gestisce con l’aiuto del marito. Spesso le attività familiari rappresentano la soluzione più congeniale affinchè si possa essere presenti nella crescita dei propri figli, investendo allo stesso tempo nella propria carriera. Il luogo di lavoro diventa un po’ come fosse una casa, racconta.
I tempi di cura in ambito familiare, e il carico di lavoro che ne deriva, rappresentano da sempre una questione ostica in Italia, che si traduce in un forte squilibrio di genere a discapito delle donne.
Non è però il caso di Francesca: questa è la storia di una donna, mamma e imprenditrice che con il sostegno di suo marito ha trovato un equilibrio nella conciliazione lavoro-famiglia.
Dopo qualche anno trascorso a Moneglia, la vita di paese inizia a diventare limitativa per i due figli più grandi. Allo stesso tempo l’attività alberghiera, evolutasi molto in fretta, comincia a rivelarsi troppo impegnativa per Francesca. Da queste nuove esigenze si prospetta così un nuovo cambio di programma: il ritorno a Torino, nel quartiere di origine del Balon, rappresenta per Francesca l’occasione per ricominciare daccapo con una nuova impresa che è Tartifla Bistrot.
LA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?
Nel lavoro di Francesca non c’è niente che la ispiri di più dei “contadini del meraviglioso mercato di Porta Palazzo”. Quando ha bisogno di nuove idee per creare i suoi deliziosi piatti, Francesca sa di trovare ciò che cerca fra i banchi del mercato, fra le verdure e i prodotti di stagione. Dalle sagge chiacchere con i contadini nascono, inoltre, le idee per pietanze prelibate, come la vellutata di sedano rapa!
QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?
Ha un “marito eccezionale”, confessa Francesca, con cui ha diviso al 50% gli impegni, i doveri e i piaceri derivanti dai figli. “Se uno dei due vuole eccellere nella sua carriera l’altro deve abbassare le proprie aspettative, ma se si decide di farlo equamente allora si riesce a trovare un equilibrio”. Ci sono altre due persone di riferimento nella vita di Francesa: la nonna, che l’ha cresciuta e sempre spronata, e la mamma. Sua mamma, dice, “le ha dato l’esempio!” Una donna forte che ha sempre voluto essere indipendente dagli uomini. Francesca parla della rinascita della mamma dopo i momenti faticosi dovuti alla separazione. Il suo esempio le ha trasmesso la convinzione che nonostante le difficoltà fisiche o psicologiche “nella vita non c’è niente che le donne non possano fare da sole”.
QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?
Francesca ha sempre affrontato coraggiosamente le difficoltà nel mondo del lavoro, sapendo ridisegnare e riformulare i confini fra vita privata e vita professionale, senza mai rinunciare a mettersi in gioco.
IN QUANTO DONNA?
Nel suo percorso lavorativo non ha mai dovuto affrontare ostacoli in quanto donna. Farsi rispettare è una prerogativa che dipende in parte dalla variabile caratteriale, in parte dalle competenze da mettere in campo. Francesca sostiene di aver un carattere forte, che s’impone: “noto immediatamente se qualcuno cerca di prevaricare”. Nell’ambiente di lavoro il rispetto reciproco è una cosa da mettere in chiaro subito nel rapporto con l’altro sesso.
La cucina è, in effetti, uno spazio ambivalente: se nella sfera domestica rappresenta un luogo tradizionalmente femminile, nel mondo del lavoro è la presenza maschile a predominare. Il detto che “i migliori chef siano uomini”, rimanda probabilmente a quelle caratteristiche indispensabili per mandare avanti una cucina a cui fa riferimento Francesca: “in cucina ci va una persona che dia ordini e comandi. Le donne devono avere un bel caratterino per farsi rispettare”. Determinazione, forza fisica, competenze nella direzione e gestione organizzativa, non hanno per niente a che fare con il genere!
OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?
L’impressione di Francesca è che molte siano ancora le donne in situazioni di vulnerabilità, donne sottomesse o che rinunciano in mille modi a loro stesse.
Le donne sono fortissime e in grado di affrontare qualsiasi situazione, ma nonostante ciò, molte di esse ancora oggi, non si vedono in grado di farcela senza l’appoggio del partner.
Il punto non è tanto ammettere di avere bisogno dell’aiuto e del supporto del compagno/a della propria vita, come sottolinea Francesca, quanto piuttosto avere il coraggio di seguire le proprie inclinazioni immaginandosi attrici e protagoniste della propria vita.
Esiste poi un altro aspetto nelle vite delle donne che attiene alla pressione culturale e sociale di “mettere su famiglia”, il cosiddetto orologio biologico, che che per una donna rappresenta spesso un bivio: o la carriera o la maternità.
In realtà il desiderio di un figlio non è un desiderio prettamente femminile, è un progetto di vita che deve essere condiviso da entrambi, con tutte le incombenze che derivano dalla cura dei figli. Come si diceva prima a proposito della condivisione dei compiti di cura è fondamentale per Francesca che ci sia solidarietà all’interno del nucleo.
COSA SOGNAVA DA PICCOLA FRANCESCA?
Da piccola Francesca sognava tante cose, ma non aveva un’idea specifica. La sua curiosità per la vita la porta ancora adesso a sognare di intraprendere nuove strade professionali.
Francesca incarna in pieno il concetto di dinamicità: se da un lato ama scoprire cose nuove, dall’altro si annoia molto in fretta dopo aver esaurito gli stimoli.
FRANCESCA FERRARO IN SINTESI?
Curiosa, eclettica, amante delle nuove sfide.
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