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Immagine del redattoreSabrina Allegra

Disabilità e violenza di genere: la testimonianza di Clarissa Bartolini

Aggiornamento: 22 mag




Quando si parla di violenza di genere esercitata sulle donne con disabilità bisogna considerare che, nella maggior parte dei casi, la violenza avviene in ambito domestico.


Da un’indagine svolta nel 2019 da Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e Differenza Donna, su 500 donne con disabilità intervistate l’80% di esse ha subito violenza per mano del partner o di coloro che svolgono funzioni di assistenza e di caregiving. Uno dei primi passi per affrontare la questione è quello di rompere il silenzio, divulgando informazioni specifiche per il target di riferimento, nelle modalità più idonee ed efficaci.


È quello che Clarissa Bartolini, attivista con una sordità congenita, sostiene da anni affinché sia garantito alle donne con disabilità uditiva una piena inclusione sociale.


La sua storia è un’incredibile fonte d’ispirazione e determinazione. Oltre a comunicare nella Lingua dei Segni (L.I.S.), Clarissa ha appreso fin da piccola la lingua parlata e scritta attraverso un lungo percorso di riabilitazione che, nel suo caso, è stato l’oralismo: la capacità, cioè, di leggere il labiale delle persone e di imparare la lingua orale.


Clarissa Bartolini è dott.ssa in Scienze Motorie e Sportive, per circa 10 anni è stata Presidente della sezione provinciale dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi di Perugia ed è attiva nella lotta contro la violenza sulle donne, in particolare con disabilità uditiva.





“I segni contro la violenza alle donne” è il titolo della campagna europea StepUP!, promossa da D.i.RE (Donne in Rete contro la Violenza), in cui ha partecipato nel ruolo di ambasciatrice. Obiettivo della campagna era raggiungere, attraverso la lingua dei segni e i sottotitoli, coloro che più di tutte sperimentano quell’invisibilità cui si faceva cenno: le donne sorde.


“L’idea del video in LIS è nata dall’esigenza di comunicare direttamente con donne sorde, spiegare cos’è la violenza, quali tipi di violenza esistono e come possono chiedere aiuto. Un video specifico è importante perché per le donne sorde è più facile, più chiaro e non lascia spazio a equivoci, che potrebbero invece creare le parole scritte e la costruzione della frase in italiano”.

È infatti doveroso precisare che non tutte le persone sorde comunicano con la L.I.S., ecco perché entrambe le forme andrebbero adottate dai mezzi di informazione multimediale, oltre che dalle campagne di sensibilizzazione, che affrontano temi così sensibili.

Ciò che spinge Clarissa a diffondere contenuti e informazioni utili sulla violenza di genere contro le donne disabili è la consapevolezza delle molteplici discriminazioni e degli abusi che vivono, nel silenzio più assoluto:


“Il mondo ovattato delle persone sorde a volte porta all’isolamento e alla solitudine. Se a questo si aggiunge la violenza, il livello di esclusione si aggrava ancora di più e aumenta la depressione”.


Un silenzio assordante quello delle donne sorde vittime di violenza, che non può più restare inascoltato. Il suo silenzio si è interrotto da ragazzina, dopo un anno e mezzo di violenze perpetrate fuori e dentro la scuola da un gruppo di coetanei:


“All'inizio ho cercato di dire qualcosa ai miei, ma con il passare del tempo la paura e la vergogna sono aumentate fino a non avere più il coraggio di raccontare quello che mi stava succedendo. Alla fine mi sono rinchiusa nel mio silenzio. Inoltre gli stessi professori rassicuravano i miei genitori dicendo che per poter crescere e diventare autonoma dovevo imparare ad affrontare i problemi, cavandomela da sola!”.

La testimonianza di Clarissa è un atto coraggioso sotto molteplici aspetti. Innanzitutto rappresenta il netto rifiuto di una cultura machista ancora presente, che da un lato tende a colpevolizzare le vittime di violenza, insinuando una loro presunta responsabilità, e dall’altro le delegittima in quanto donne violate, e quindi marchiate a vita.

La sua è, inoltre, una denuncia sociale che diventa un monito per gli autori di quelle violenze, da cui è riuscita ad affrancarsi:


“Ogni volta che incontro questi ragazzini, ormai diventati uomini, mariti e padri di famiglia, abbassano lo sguardo per non incrociare il mio. Ora sono qui a raccontarvi la mia storia senza più vergogna, consapevole che sono stata una vittima ed ora non lo sono più!”

La testimonianza di Clarissa è, infine, un gesto di generosità, una mano tesa alle bambine, ragazze e donne sorde che potrebbero vivere situazioni simili a quelle vissute da lei e a cui lancia un messaggio:


“Non devono avere paura della violenza, devono essere forti e devono comunque cercare aiuto rivolgendosi a un parente, a un conoscente, a coloro che conoscono il mondo delle persone sorde. Dalle violenze, qualunque esse siano, ci si può difendere”.




**Un ringraziamento speciale a Clarissa Bartolini per la sua generosa e coraggiosa testimonianza.

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